lunedì 6 ottobre 2008

IL PASTICCIO DI TASIA

La nostra è una famiglia antica e la nonna paterna era una signora fiera, dolce e coriacea che in cucina aveva vizi che si spiegano solo con l'abitudine ad avere servitù. Una volta passata lei, la cucina era un campo di battaglia. Non puliva gli attrezzi via via che cucinava e tutto quello che aveva usato lo trovavi in un mucchio nel lavello o impilato maleodorante e grasso a formare una serie di torri che facevano invidia al profilo di Manhattan.

A Ferragosto la tradizione familiare voleva che si facesse il Pasticcio di Maccheroni. Non ho mai capito perché nel mese più caldo dell'anno gli avi avessero scelto un piatto da forno quando per Natale la tradizione volesse una galantina di pollo fredda, ma tant'era il pasticcio si faceva solo a Ferragosto e non avremmo mai pensato di non farlo per la calura.

La ricetta era composta in 6 parti.
Una per lo stufato, una per il ragù, una per i fegatini, una per la pasta frolla, una per la salsa Bechamel e una per l'assemblaggio finale. Le proporzioni degli ingredienti col tempo sono raddoppiate e per 500 gr di pasta della ricetta ora ne facciamo 1 kg, tanto lavoro per lo meno ci lascia degli avanzi che ci litighiamo nei giorni che seguono.

Si doveva preparare uno stufato di muscolo di manzo, tanto battuto e pomodoro che sobbollisse lentamente per ore fino a completo scioglimenti delle fibre più dure.
Un ragù abbondante veniva cotto anch’esso in precedenza e a lungo.
I fegatini di pollo dovevano essere puliti e tagliuzzati per essere cotti con salvia e cipolla. Prima i cuori che cuocessero più dei fegatini, e il tutto bagnato con un goccio di vino bianco per togliere il selvatico.
La Bechamel doveva essere abbondante, con un uovo e ricca di parmigiano: andava rimestata in continuazione in modo che non formasse grumi.
Una volta preparato tutto e fatte rassodare le 6 uova si cuoceva la pasta corta, bene al dente, che finisse di cuocere in forno con tutto il resto.
A questo punto si combinava il tutto: pasta, ragù, bechamel, stufato, mescolando bene in quantità che solo l'esperienza permetteva di riconoscere se rendevano l’insieme troppo asciutto o troppo umido.

Non ricordo se la pasta frolla la facesse la nonna o venisse comprata già fatta: in ogni caso per anni è stato un problema. Troppo dolce, poco dolce, troppo dura, poco cotta. Il periodo peggiore fu quando mamma entrò a far parte della preparazione e per facilità decise di usare – orrore – frolla surgelata.

La frolla andava tirata e poi stesa nella teglia e in qualche modo retta sui bordi alti 10 centimetri mentre il resto veniva versato all'interno. Dopo un primo strato di pasta condita venivano messi i fegatini e le uova sode, tagliate a quarti e stese in modo uniforme. Finalmente veniva steso un coperchio di frolla che veniva chiuso da un cordoncino di pasta in rimanenza che, se abbondava, produceva anche delle decorazioni.

La cottura era critica. Doveva cuocere in profondità senza bruciare, asciugando il fondo senza seccare la parte alta, e prima della scoperta della carta da forno non pochi fondi di pasticcio sono rimasti attaccati alla teglia, bruciati o non cotti e appiccicosi. Non pochi di questi fallimenti sono passati inosservati dagli uomini di casa, mio padre e suo fratello che parevano estrarre la loro vendetta sulla loro madre con giudizi da critico guida Michelin.
Oltre alla perfezione della pasta frolla il pasticcio poteva essere; troppo asciutto, troppo secco, non avere abbastanza bechamel, non si trovavano i pezzi di carne, c'erano troppi fegatini o poche uova: ma non era mai perfetto.
Non solo ma una volta ebbero anche ragione ad osservare con il naso arricciato che il pasticcio aveva uno strano odore... perchè è vero che al tempo i frigoriferi erano piccoli, se c'erano, e la preparazione prendeva alla povera nonna sola anche 3 giorni e il caldo stagionale faceva andare un po’ a male gli ingredienti...
Ma erano tempi che non si buttava via nulla e nessuno ha mai sofferto per un ingrediente non perfettamente fresco.

Con il passare degli anni mia madre ha iniziato ad aiutare Tasia ricevendo poi la ricetta in eredità: ora siamo in tre a prepararlo. Mamma fa il ragù e lo stufato. Mi sorella prepara la Bechamel e le uova, io faccio la pasta frolla e cucino i fegatini. In tre insieme assembliamo il tutto e a tutt’oggi ci sembra incredibile che Tasia riuscisse a farlo tutto da sola. Il nostro è un lavoro di equipe e ci consultiamo per la cottura, la quantità di sugo o salsa bianca da mettere al momento dell'assemblaggio. A volte mi immagino la povera Tasia che non aveva nessuno a cui delegare una decisione e doveva sorbissi tutta la responsabilità per la critica che certamente l'aspettava...

Forse per l'avanzare della loro età o forse per la nostalgia per Tasia che non c'è più, gli uomini di casa sono diventati più clementi una volta che figlie e nipoti sono diventate partecipi al processo di tradizione, dichiarando più di una volta che il pasticcio era PERFETTO; che la frolla era dolce il giusto; che il tutto era da leccarsi i baffi. Certo che questo ci ha riempito il cuore di orgoglio, finalmente avevamo riscattato Tasia: dopo tre generazioni eravamo arrivate a raggiungere la perfezione.

.. anche in cucina che ora è pulita a specchio quando il pasticcio entra nel forno!

giovedì 25 settembre 2008

MAGAGNE, THE SEQUEL

La prossima volta, vai dalla direzione e gli dici: allora vi lamentate che la gente non va al cinema ma se non fate nulla per insegnare alla gente di stare zitta (o se io esco e mi lamento voi non li buttate fuori, manco andate a dirgli niente) ecco che avete perso un cliente, due clienti, tre clienti che la prossima volta stanno a casa! La gente ignorante c'è ovunque e nei paesi avanzati prima del film espongono "la legge del cinema" - spegnere il cellulare, non parlare, non fare casino,pena essere buttati fuori. Così i tipastri sono avvisati e la maschera ha il lavoro facilitato (anzi ha del lavoro). Dopo un paio di scene vedi che la gente si calma... insomma da qualche parte bisogna partire no? e il management è il primo da intimorire!

Magagne cinematografiche

Ieri sono andato al cinema, primo spettacolo serale, ultimo giorno di proiezioni, saletta microscopica, per vedere "Pranzo di ferragosto", che mi è piaciuto solo un po'. Bella l'idea delle attrici non professioniste, ma a volte mi pare che il film soffra molto proprio per questo. Comunque bell'esperimento.

Ma più del film ho sofferto io e non per una regia alquanto balenga della mia vita o per l'interpretazione dei miei sogni che non riesco mai a decifrare.

No, ho sofferto per un terzetto di T... maiuscole che mi sedevano accanto che hanno parlato tra loro tutto il tempo scassando così tanto la minchia che le volevo picchiare. Ho provato a zittirle, ma loro imperterrite se ne sono fregate: anzi dubito che mi abbiano sentito in assoluto. Avessi avuto un lanciafiamme le avrei arse vive come si faceva da piccoli con le formiche. Avessi avuto una mieti-batti le avrei imballate in un comodo triangolo di fieno, impilate in un cassone da trasporto e spedite a sfamare le vacche congolesi. Avessi avuto un'agenzia di viaggio le avrei invitate ad un tour senza ritorno verso la foresta Amazzonica.

E pensare che prima di finire vicino a loro, ma neanche tanto vicino in verità, mi ero già allontanato da un'altra coppia che pensava ai cazzi propri, rideva a sproposito, pomiciava rumorosamente e lui ogni tanto si alzava per andare a rispondere al cellulare nel corridoio d'ingresso alla sala. Il suo "Pronto? " rimbombava per tutta la sala...

E poi dicono che la gente non va più al cinema: le sale sembrano diventati dei salotti, cioè sembra che la sera vai in casa di qualcuno che ti ha invito a veder il filmino delle vacanze, con cantucci e vinsanto. Lì sì che i commenti diventano necessari per sopravvivere alla noia e allo sconforto di vedere 500 foto, una via l'altra, di paesaggi che se non li hai scelti per le TUE di vacanze, ci sarà pure un motivo? Non sembra affatto che vai al cimena per assistere ad uno spettacolo dopo esserti alzato dal divano di casa, vestito, preso anche un po' di freddo anticipato, pagato anche un C... di biglietto, non sempre economico. Gesù che rabbia!

La mia tentazione sarebbe quella di prendere a martellate non i cellulari, ma le teste di chi li usa durante le proiezioni. Boing! Che fai rispondi? Allora prendi queste: Boing, boing, boing! Skiach! (era il telefonino).

E non mi si venga a dire che la gente può avere delle urgenze, delle reperibilità da rispettare: se hai delle urgenze, al cinema non ci vai! Vai in pizzeria e fai il cazzo che vuoi: se ti chiamano ti alzi, paghi il conto e liberi il tavolo per il prossimo cliente. Gli fai pure un favore. Se sei reperibile, stattene a casa come da contratto, magari fai pure un po' di ginnastica sexy e così non frantumi i cabasisi a chi ha pagato per starsene in pace.

Qualcuno dice che queli che rispondono al telefonino nel buio della sala potrebbero essere dei medici. A parte il fatto che non ho mai visto tanti medici in giro e molti di questi avevano un'età variabile dai 20 ai 25 anni; ma se fossero pure medici, vogliamo fare una cosa? Mi date la possibilità di dirvi due parole signori dottori, se davvero siete voi a disturbare nelle sale, cosa che non credo? Bene, se siete reperibili, cioè se avete una mandria di madri che stanno lì lì per sgravare all'unisono sotto l'influsso di una luna malefica; se avete la paziente centenaria che sta più di là che di qua, oppure se site in attesa di un cuore da Huston, Texas, per un trapianto e l'Alitalia non può atterrare per nebbia a Fiumicino, e giustamente non vi sentite di lasciare il telefono a casa o di spegnerlo; o ancora se avete il direttore della banca che vi deve accettare la domanda del mutuo in preda ad una crisi emorroidale con perdite ematiche; bene se queste sono le cose che vi angustiano, volete per favore affittarvi un dvd e starvene a casa vostra?

Ma se invece non siete medici, e lo so che siete voi la quasi totalità dei maleducati al cinema, ma semplici scassa marroni da strapazzo che non possono isolarsi dal mondo nemmeno un paio d'ore di sera, o non riescono a mantenere il sacro silenzio che tanto bene fa all'anima e corpo, bene, fate un favore a voi stessi: state lontani dalle sale, perché prima o poi vi capita vicino quello che è più stressato di voi e vi CORCA di LEGNATE e vi fa neri come il buco del culo delle vacche. Antro che son certo non vi sia estraneo perché io vi ci ho spedito col pensiero così tante volte, che avete fatto tutto il tour andata e ritorno dallo sfintere alla bocca del ruminante.

Quindi, se passeggiando per la città per lo struscio serale o per un aperitivo all'aperto, o se andando in pizzeria trovate quattro donne ed un mandrillo spiritoso che puzzano lievemente di stalla, ecco, sappiate che sono loro i miei compagni di proiezione.

Non è detto che siano insieme, magari viaggiano separati. Ma sono loro.

Dei cafoni disturbatori.


Riciclate gente, riciclate, anche i modi maleducati: non vanno più di moda.

HEAD OF WASTE E CALZA DELLA BEFANA...

...con questo voglio dire che il post sarà di contenuti vari, come appunto la calza dove ci si trova di tutto: caramelle, carbone zuccherato, cioccolatini, giocattoli e chi più ne ha più ne metta. Però sarebbe bellino fare come nei paesi anglosassoni dove si continua a riempire la calza anche per gli adulti, certo con roba meno induci-carie che per i piccini. All'amico Nick infatti (omonimo di Claus) vengono messe le cose più disparate: livelle da muratore, set di chiavi e cacciaviti con manico a L per i posti angusti nella barca, gadget spiritosi, pistole che sparano pallottole di patata (poco costose ma attenzione agli occhi comunque!), Crackers natalizi, che sono delle speci di grosse caramelle di carta stagnola che se gli tiri l'estremità fanno BANG" e dentro trovi la sorpresa. Nell set di qualche anno fa c'erano 7 trombettine, una per ciascuna nota musicale, le corone di carta dorata e gli spartiti musicali di carole natalizie. Dopo la cena -e molto vino- ci siamo messi le corone in testa e con LFS che dirigeva abbiamo eseguito We wish you a Merry Xmas in interurbana con l'Inghilterra per far sentire a colui che aveva mandato il regalo, come eravamo già bravi. Proprio divertente.

Non so come sono arrivata così presto al Natale, io che non lo amo. Volevo parlare della mia amica Karen che ha un titolo professionale che mi fa impazzire di invidia. Lei è HEAD OF WASTE ovvero Capo dello Spreco, Capo dei Rifiuti, Capo della Monnezza. Seppure io capisca non sia un titolo ambito da molti, per me, questo titolo così succinto e senza fronzoli è il massimo. Fa capire che la persona che ha questo titolo è una persona che non si perde in ciance, è sicura di , non ha bisogno di imbellettare la sua carica, sa di gestire pattume ma lo fa con autorità. Se poi guardiamo al titolo di sbieco, potrebbe anche significare che è la più Grande Sprecona dell'Universo ma è proprio quest'ambiguità che mi fa impazzire di gelosia.
Le ho chiesto se ha un "badge" un distintivo con la carica scritta ben chiara (in carattere "sans"serifs naturalmente!) e mi sono messa ad immaginare uno stemma per il suo ruolo (nel caso ce ne fosse bisogno, non si sa mai) . Un barattolo di vernice spray incrociato ad una batteria d'automobile; una bottiglia di plastica in un campo (termine araldico per indicare lo sfondo) di tappi di bottiglie; una lattina con un teschio e una bella X sopra, oppure una maschera da gas con i buchi neri degli occhi che possono celare chissà chi oppure nessuno...

Insomma ci sono andata a festa con questo titolo, e se trovassi la maglietta mannaggia... sai che sballo la scritta HEAD OF WASTE sulle poppe!?
Oh, se me la fate per il mio compleanno a Ottobre sono la vostra più fedele Ignominia... Media o Large grazie. Small mi distorce la parola Head e Waste... ;-)

Il magnete che ho sul frigo che mi regalò K a SF rappresentava un simpatico bidone di rifiuti metallico con un sorriso che diceva : MY WASTE IS TOXIC FREE ovvero: la mia immondizia è priva di prodotti tossici... Una certezza quella non certo applicabile all'immondizia Italiana (vai a chiedere ai Napoletani..) dove si di tutt'un'erba un fascio e con gli avanzi del pollo trovi acido da batteria, vernice con o senza piombo, medicinali, prodotti per la pulizia del forno etc.
E che ne vuoi fare altrimenti imbottirci il materasso? E' no perché se nessuno fa la raccolta differenziata per 'sti prodotti mi dici tu dove li mette uno? Non disperdere nell'ambiente non basta; dimmi dove lo posso buttare.
E'vvero che il modo in cui ricicliamo carta e plastica mi da da pensare perché mica sono convinta che li riciclino davvero! Le solite leggende urbane che che circolano come verità di bocca in bocca riportano che "qualcuno" di cui non si sa mai il nome perché vive chissà quanto lontano dalle nostre immediate realtà, ha visto "con i suoi occhi" scaricare tutti prodotti che noi abbiamo fatto tanta fatica a tenere distanziati -(tenete la Plastica lontana dal Cartone altrimenti fanno sesso e ne viene fuori, chessò, la Treccani laminata?) - riversandoli nello stesso contenitore destinato ai forni. Orriccio e Raccaprore!
Certo che se fosse così uno avrebbe diritto di lasciargliela davanti al portone di casa di quello responsabile la propria monnezza. Non solo magari anche farne un falò dopo che il mucchio è bello consistente. A SF ricordo che lessi che il sindaco di una County di quelle parti si vide scaricare sotto casa proprio la monnezza di tutti quelli che, stufi di vederla in giro per le strade, lo accusavano di non fare abbastanza per risolvere il problema con i netturbini... Come si risolse velocemente la cosa dopo ciò!

Lamentele a parte, mica vogliamo sempre lamentarci? Beh l'ultima è questa. Non posso fare nomi perché non avendo trovato menzione del fatto sul web, è probabile che sia ancora hush hush (segreto) ma l'ufficio commissionario Fiorentino più vecchio (aperto nel '39), più grande (grande), più prestigioso (se dico chi rappresentava uno capisce... masesiamoin2aleggeressto Blog? vabbè non posso rischiare), un colosso dell'esportazione di moda, fagocitato a suo tempo da una grande corporazione USA (di nuovo I can't say) chiude.
L'ufficio mi vide lavorare come segretarietta nei fatidici anni 80, per un periodo che a mia memoria mi sembra di anni ma che sul libretto di lavoro risulta essere stato un misero annuccio, dopodiché l'America (bei tempi quelli, andavo in ufficio ancora col vestito nero sexy da disco della sera prima e poi rincoglionita dal sonno non facevo che dattilografare lo stesso ordine, in tripla copia, col colo aiuto di barili di bianchetto per le correzioni. Si usava il telex allora e la sera avevi una sfilza di messaggi in codice - cdc per il telex su stelle filanti di carta piene di buchini).
L'ufficio aveva un salone affrescato spettacolare che guardava su una delle più centrali strade di Firenze, e
crescendo con gli anni si era fagocitato gran parte del palazzo, per poi strabordare in vari uffici distaccati dei paraggi che eventualmente furono riuniti in un centro contabile di grandezza pari a quella dell'ufficio madre. Aveva un'ingresso con una scala di marmo e affreschi che la Vanda Osiris non ci sfigurava. Noi che scendevamo cianando per il caffè delle 10:30 non potevamo competere.... e manco ci provavamo.
Solo pochi anni fa fecero un completo "rehaul" (un termine che significa rinnovo ma che ti da proprio l'idea che uno ribalti, metta sottosopra ) del piano nobile (che aveva la sua cappelletta privata di fronte al centralino, come per dire "mentre aspetti la tua Market Representative, una preghierina....?)
Cosa devono aver speso non lo immagino nemmeno ma vidi i lavori in corso che comprendevano il rialzo dei pavimenti per eliminare i dislivelli e per permettere tutta l'infrastruttura tecnologica di passare sotto ai piedi. Via tutti i vecchi computer; via tutti i vecchi tavoli; sedie; matite; penne; via via via ammucchiato nell'androne e chi voleva, poteva richiedere il permesso di portarsi via "per ricordo"il vecchio tavolo, la vecchia sedia con la forma del proprio sedere o i propri gomiti (scavati a "struscio" anno dopo anno di fedele diligenza).
Ne risultò un'ufficio molto "corporate" con le luci ben disposte, quadri di gusto sulle pareti (investimenti oculati ovviamente), tavoli extra extra large per le stanze da conferenza, tutto molto bello. Ricordo la coffee room, o stanza dove poter mangiare se te lo eri portato da casa, aveva una parete a scaffali dove c'era una libreria con libri, veri, in Inglese, che uno poteva prendere in prestito. Ma nessuno che io sappia si sentiva molto a suo agio lì, non si poteva cianare e cazzeggiare liberamente, lamentandosi delle direttive USA, con quei faretti che ti facevano cadere la luce dal soffitto tipo "interrogatorio dell' FBI". Beh bisogna che ora vada a fare qualche foto a 'sto posto prima che lo chiudano... per ricordarmi quello che presto non ci sarà più. ...another one bites the dust.... Ma che tristezza per quelli che erano a pochi dalla pensione, quelli che avevano lavorato solo lì... e che non si erano riservati la vecchia sedia manco-girevole da mettere in salotto, per ricordo...

domenica 21 settembre 2008

IL FONDO NON è NEANCHE IN VISTA

Non so se mi deve consolare o distruggere il pensiero che il fondo non è neanche in vista. Potrebbe voler dire due cose: la prima positiva che c'è chi sta peggio di noi, cioè quelli che sono più vicini al fondo. La seconda negativa è che se il fondo è ancora lontano c'è ancora una vita per andare a toccarlo e in qualche modo, risalire.

Mi riferisco ad un'articolo letto sul New Yorker, Drowning di George Packer sulla situazione politica a Burma -o più recentemente Myanmar. Se riesci e leggerlo - è un po' lunghino- e fai i dovuti paragoni, ti rendi conto che noi abbiamo in confronto una democrazia funzionante. Solo in confronto ovviamente. Burma è trent'anni indietro rispetto al mondo e nel loro isolamento culturale, politico e tecnologico, hanno un governo che se ne frega molto meno del nostro dei suoi cittadini. Non solo ma essendo così isolati il governo se ne frega anche di cosa pensa il resto del mondo. non gli ostacola nessuno, e finché hanno rapporti buoni con Cina e India che gli comprano il gas, e poco altro, loro sono a posto. Non li ostacola nessuno.
Noi per lo meno abbiamo il Presidente che gli importa molto invece di cosa pensa di Lui il mondo, per una questione di provinciale bisogno di affermazione personale tipica di quelli tappi. Per cui Lui non si sognerebbe mai di negare l'accesso degli aiuti come ha fatto la giunta militare dopo il ciclone Nargis, gesto che mostra il disinteresse criminale di un governo verso la sua gente. E i Burmesi viene fuori, sono gente troppo pacifica per rivoltarsi violentemente. Non solo, sono stati tenuti per troppo tempo al di fuori dal mondo per poter neanche rendersi conto dei diritti che hanno come persone, come popolo. Non sanno nemmeno chiedere capisci?

Insomma per farla breve, noi in confronto siamo in situazione migliore, nonostante che i nostri rubino a man bassa, non lo fanno certo al livello di Burma dove dal 2000 non hanno un bilancio pubblico. Però quello che per disperazione stanno scoprendo i Burmesi è la partecipazione personale, quello che il piccolo, l'individuo può fare per la sua gente. In questo sono molto più avanti di noi, ma accidenti al meglio.
Lo so che questo non consola perché Burma è terzo mondo e noi non possiamo mica paragonarci a loro? Ma a me fa sentire meglio, perché posso vedere le cose che abbiamo e a cui non diamo peso. Libertà di espressione. Accesso all'informazione. Tecnologia alla pari dei tempi in cui viviamo. Surplus alimentare. Libertà di movimento. infrastrutture. L'Alitalia traballa ma la Trenitalia è pronta ad aumentare i treni Roma-Milano nel caso che i voli vengano cancellati. Come sono bravi! C'erto che a Burma sai cosa manca? L'ironia. Da noi c'è un surplus d'ironia. Dovremmo esportarla.

venerdì 19 settembre 2008

Le ricerche...

La ricerca della felicità alla fine dovremmo fare! Altro che quelle su internet o sui libri.
Certo che il mondo è davvero stralunato, disattento, stressato.
Momenti no ce ne sono per tutti, per Carlo (e lo abbiamo letto), per te (forse, mi auguro di no), e certo per me. ORA.
Questo è uno di quelli. Rientrato dalle vacanze mi sono ritrovato tutta in faccia la merda e la stupidità del genere umano per la questione del mio impiego. Avevo evitato durante le ferie di leggere i giornali, guardare le news in tv, ascoltare commenti sulla mia questione lavorativa diventata il titolo di testa di tutte le... testate, per riuscire a rilassarmi e godere di quei giorni di mare siciliano col mio compagno e suo figlio.
Purtroppo la pace è durata solo fino a che siamo stati isolati dal resto del mondo: Non appena rientrato nella casa siciliana, poi qui in città, sono stato sommerso dall'ansia e dalle ca...te sparate al ritmo di una a notiziario. Anche in rete.
Fino al trionfo della cretinaggine quando ieri il mondo del mio lavoro ha cominciato DAVVERO a sgretolarsi, mentre mandrie di idioti applaudivano e festeggiavano e giuravano di aver vinto loro. Cazzate.
Non posso e non voglio giudicare le emozioni di un totale di persone che vivono da anni lo stress di sapere o no se la busta paga arriva al 27, di quelli che hanno perso notti a manifestare mentre io ero in ferie, di quelli che la pensano effettivamente così (il che può essere pure legittimo), ma forse, mi permetto di dire FORSE, un low profile, in questa disgraziata situazione che volgeva al termine verso la catastrofe (catastrofe solo un po' peggiore della realtà contrattuale che non si è accettata, ma comunque CATASTROFE), dicevo: un profilo più basso non avrebbe guastato.
Chi non sa e non è tenuto a sapere, chi non è dell'azienda un giudizio se lo fa comunque, e secondo me non ci abbiamo fatto una grande figura.
Non parlo di senso del decoro britannico: siamo italiani e quindi totalmente avulsi da questa possibilità. Rassegnamoci. Bastava almeno un allontanarsi dall'imbarazzo che certe immagini hanno provocato.
Se non piace questo, almeno si poteva evitare di offrire il fianco a commenti sciocchi e maligni da parte di personaggi che imbrattano il nome di giornalismo e televisione.
Ecco, questo era dovuto. E ci credo. Perché poi è inutile andare in altre trasmissioni a cercare di avere ragione. Non la puoi avere davanti alla gente comune che magari si trova nella stessa situazione tua a livello lavorativo.
Eccomi dunque qua a scrivere nel silenzio della mia casa silenziosa, e deserta, manco il gatto vuole stare accanto ad un probabile esubero, in attesa di riprendere il lavoro. Quale e in quali termini davvero non so. E soprattutto per quanto tempo. Io vado a lavorare, spero solo di non dover rimanere bloccato sulla costa ovest u.s.a. e di dover rientrare grazie alla trans siberiana, stretto di Bering etc. etc.
Non mi sono fatto vivo proprio per mettere uno spazio tra me e il mondo, spazio che voglio continuare a mantenere a livello fisico, perché "ora non mi va" e perché è l'unico odo che conosco di elaborare, pensare, decidere. Questo basta per ora.
Poi passa. Devo solo aspettare.

venerdì 12 settembre 2008

SCOPERTO L'ARCANO

Beh, mo' ho scoperto qui chi era il Carlo donchisciotte da strapazzo. Non altro che il Sig. Carlo Baerlocher (eh si un po' berlocco lo è stato) proprietario o portavoce, insomma ... un pezzo grosso dell'azienda Cosval. Uno che si può permettere di trattare la gente a pesci in faccia perché tanto "comanda lui". Uno che "glie ne frega minga se perde un cliente veh, tanto sono tutti soldi suoi!" Uno che probabilmente non dorme da Giugno per questa storia, magari, poverino, ma che però non si rende conto che c'è anche gente in buona fede.

Ma ancora su 'sta storia stai? Beh che ci posso fare se dopo aver fatto la spesa, con un temporale che tuoneggia e lampazza di fuori, torno sul pc e trovo la pagina che mi ero stufata di aspettare che si aprisse quando ho abbandonato il tutto prima, pagina che spiegava più seriamente del signor CB come stavano le cose. Gli do senz'altro il beneficio del dubbio, sono cose che succedono, una partita contaminata, cavolo non si può controllare tutto, e poi ti trovi in questo inferno di accuse, con la gente che ti manda - bastardi- posta minatoria. Ma che gente che c'è in giro?

Però lui, il Sig. CB non è stato tanto meglio di questa gentaccia, perché io che c'entravo? Che era colpa mia se facevo le domande giuste (le domande vanno fatte cavolo) al momento sbagliato? Cioè al SUO momento sbagliato, perché magari è meteopatico e sente il temporale che, al Nord, non è ancora arrivato. Magari lui è un tipino come il mio ex boss, il GB, che si fa di caffè e nicotina giorno e notte, convulso sul computer, malsano, con la faccia gonfia e tracce di saliva secca agli angoli della bocca, che va dal disprezzo per gli altri alla gasatura più estrema per se stesso (segno di grande insicurezza mio avviso) e di nuovo allo schifo per tutti gli inferiori come su un'altalena, su e giù tutto il giorno e la notte (perché lui lavora "da casa" e quindi non molla mai) e per forza poi ti fa le smusate di primo mattino il lunedì, perché lui si è arrovellato fino ad allora, e quindi su qualcuno si deve pur scaricare.

Così il Sig CB si indigna e spara a raffica sul mondo perché crede che l'attacco sia la miglior difesa, mentre sarebbe molto più opportuno, vista la situazione, che si scusasse, tenesse la testa bassa e facesse il possibile per risanare la buona fede dei suoi clienti. Sarebbe senz'altro più elegante a mio avviso, più convincente, sapendo di essere nel giusto, concedere la vittoria momentanea a chi ha bisogno di tempo per vedere che sei sincero. E' cosa da veri forti questa non da pistolettari da strapazzo. Se ti metti a sparare chi si avvicina più?

Per cui, anche se la Cosval si riscatta, il Sig. Carlo B ha perso un cliente, e probabilmente più di uno perché se prima facevo pubblicità al prodotto, ora mi mi zipperò le labbra.